Edilizia E Territorio del 17/03/2017- Cna Impianti contro le modifiche al subappalto (e non solo): ritorno al passato che frena la crescita

Secondo l'associazione degli artigiani il Correttivo appalti si spingerebbe anche oltre i limiti fissati dalla legge delega                 

 La bozza del decreto correttivo del Codice appalti non piace agli impiantisti. Ma, nel mirino, non ci sono soltanto le norme sul subappalto. «Non bastava infatti aver apportato al Dlgs n.50/2016 la modifica che limitava il calcolo del tetto del 30% del subappalto solo sull'importo della categoria prevalente e non più sull'intero ammontare del contratto; ora - spiegano da Cna - si permette anche al titolare dell'appalto, con la modifica del comma 22 dell'articolo 105, di poter usufruire di una quota di qualificazione derivante dal lavoro dei subappaltatori». Una vera e propria marcia indietro che, per gli impiantisti, penalizza le imprese dei settori specialistici: in pratica, si liberalizza il subappalto e si consente di ottenere le qualificazioni Soa senza materialmente svolgere il lavoro.


«È un combinato disposto micidiale per la crescita qualitativa del settore ed una sorta di ritorno al passato - spiega il responsabile nazionale di Cna impianti Guido Pesaro - quando le imprese generali conseguivano o arricchivano le loro qualificazioni nelle categorie specialistiche sfruttando il lavoro di altri. La direttiva europea 2014/24/UE, tra l'altro, consente alle stazioni appaltanti di imporre precisi requisiti alle imprese appaltatrici in merito alla loro reale capacità, in termini di risorse umane, tecniche e di esperienza professionale, di realizzare effettivamente il lavoro oggetto di appalto. Sarebbe pertanto opportuno che il legislatore facesse riferimento a questi termini legislativi senza rifugiarsi, per tentare di giustificare decisioni incomprensibili, a presunte lesioni ai principi della concorrenza che la limitazione del subappalto comporterebbe».

L'altro punto che non piace è l'estensione del provvedimento: le modifiche, infatti, riguardano ormai oltre cento articoli del Codice. «Una riscrittura che va ben oltre la delega conferita al Parlamento». Conclude Pesaro: «Faremo tutto il possibile per evitare questa deriva che, negli anni, ha prodotto un sistema che ha progressivamente portato alla dequalificazione del settore delle opere pubbliche con i conseguenti fenomeni distorsivi del mercato ed ha agevolato l'infiltrazione della criminalità organizzata». Il correttivo, di fatto, va in controtendenza rispetto agli andamenti del mercato: l'impiantistica sta assumendo un ruolo sempre più preponderante. «Nel 2015 il mercato dei lavori pubblici che prevedono opere di installazione, manutenzione e gestione di impianti civili ed industriali è salito del 4,5% rispetto al 2014 ed ha ormai raggiunto il 67% del totale degli appalti. Di fronte a questi numeri c'è ancora qualcuno che pur di non vedere la realtà è disposto a voltarsi da un'altra parte?».